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ANCHE PER IL VOLONTARIATO LA CERTIFICAZIONE DI QUALITÀ:

Anche per il volontariato, la certificazione di qualità
Si chiama "Standard di qualità sociale" ed è una sorta di marchio di garanzia che potranno ottenere le associazioni. Nato in Toscana, il modello mira a espandersi in tutta Italia



FIRENZE - Arriva la Iso 9000 del volontariato. Dopo una ricerca avviata nel 2005 e terminata nel 2008, un gruppo di università e associazioni toscane ha individuato gli indicatori di qualità per le associazioni di volontariato. Il lavoro di queste, se corrisponderà ai criteri degli indicatori, potrà usufruire dello "Standard di qualità sociale del volontariato", una sorta di certificazione di qualità e garanzia in ambito sociale. Il progetto è promosso da Università del Terzo Settore di Pisa in collaborazione con Università di Siena e con il contributo di Cesvot e Fondazione Monte dei Paschi di Siena. Contribuiti sono arrivati anche da Anpas Nazionale, Anpas Toscana e Confederazione Nazionale delle Misericordie.


L'idea di mettere a punto un simile modello nasce essenzialmente dall'esigenza di capitalizzare il valore aggiunto fornito al servizio sociale e socio-sanitario dall'azione volontaria. Come precisa Luigi Bulleri, presidente di Units, "con questa ricerca volevamo indagare un nuovo concetto di qualità sociale utile per le associazioni di volontariato italiane. Un concetto nuovo perché differente dalle certificazioni Iso e dalle analisi sulla soddisfazione del cliente, entrambe basate su una qualità del servizio prestato o del processo che porta alla produzione del servizio. La qualità sociale, invece, si focalizza principalmente (ma non solo) sul soggetto, sul produttore di servizi, ovvero l'associazione, considerandolo come artefice principale del valore aggiunto proprio del volontariato".


La ricerca ha esplorato le componenti primarie della qualità sociale intraprendendo un percorso di coinvolgimento delle associazioni di volontariato che operano nei settori sanitario e socio-sanitario. Alla sperimentazione hanno infatti partecipato oltre 20 associazioni toscane. Tanti gli elementi presi in considerazione nel corso dell'analisi e della definizione del modello: il legame con il territorio, la capacità progettare in modo condiviso, l'educazione alla solidarietà, la flessibilità, la capacità di aumentare il capitale sociale, il saper raccontare e interpretare la storia della comunità crescendo insieme ad essa e denunciandone i problemi con mezzi adeguati, il saper rendicontare socialmente le proprie azioni.


Scopo finale costruire un modello esportabile ad associazioni di volontariato che operano in settori diversi dal socio-sanitario e che, una volta applicato, garantisca un certo livello di qualità. L'applicazione del modello potrà essere utile sia alla ‘governance' interna delle associazioni sia ad altri soggetti presenti sul territorio che vogliano monitorare il livello di qualità delle associazioni. "Uno degli aspetti più qualificanti della ricerca - sottolinea Patrizio Petrucci, presidente di Cesvot - è senz'altro il coinvolgimento delle associazioni. Le associazioni sono state chiamate a definire le componenti della qualità e a collaborare alla definizione di linee guida che potessero essere valide per organizzazioni più o meno strutturate, centrali o periferiche, insomma per la gran parte delle associazioni".


(3 novembre 2009)


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